Gli elettori italiani rischiano di essere chiusi nei panni di spettatori passivi. Nella politica del nostro paese c’è voglia e necessità di una massiccia iniezione di partecipazione. Lo dimostra il successo delle primarie del Partito democratico, quando milioni di cittadini si sono radunati per scegliere un leader. Da quella esperienza nasce l’idea delle ‘doparie’. Mentre le primarie si fanno prima delle elezioni, le doparie sono pensate per svolgersi nel corso del normale cammino di legislatura. Potranno essere richieste dai cittadini, per verificare dal basso scelte e comportamenti dei politici, ma anche proposte dai partiti per conoscere l’umore dell’opinione pubblica su grandi temi d’interesse generale. Il testamento biologico, la Tav in val di Susa, il caso Alitalia, le alleanze: questioni sulle quali, se le doparie fossero già una realtà, si sarebbe potuta chiedere l’opinione dei cittadini.
Ad andare a caccia della possibilità delle doparie è un immaginario ‘elettore errante’ di questi anni italiani, Gabriele Battistini, emblema di quel ceto medio che in Italia si è drammaticamente impoverito. Nasce così un’ambiziosa, spericolata, sperimentale opera di letteratura, a metà tra il romanzo e il saggio politico, tra il diario personale e il pamphlet. Alla ricerca della risposta a una domanda sostanziale: può esserci oggi in Italia felicità individuale senza felicità pubblica?