Claro

Madman Bovary

Esaurito

Claro

Madman Bovary

224 pagine

Prima edizione marzo 2009

ISBN: 9788895842240

Cosa succede se, per placare le pene d’amore, si cerca conforto e consolazione in Madame Bovary? Può accadere che la vita si intrecci con le vicende narrate, fino a un’alienante sovrapposizione. La nuova grammatica dell’io innamorato secondo Claro.

14,25

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Cosa succede se, per placare le pene d’amore, si cerca conforto e consolazione in Madame Bovary? Può accadere che la vita si intrecci con le vicende narrate, fino a un’alienante sovrapposizione. La nuova grammatica dell’io innamorato secondo Claro.

Cosa accade se, per placare le pene d’amore, Madman Bovary, il protagonista di questo deformato romanzo, cerca conforto nel suo libro preferito? Beh, può succedere di tutto se il libro è il capolavoro di Flaubert. Per esempio che la realtà, il presente, cominci a intersecarsi con Madame Bovary (che risuona qui nella storica traduzione di Natalia Ginzburg), che una discoteca assomigli sempre di più a una sala da ballo in grande stile dell’Ottocento, che il farmacista Homais diventi il vostro miglior amico, e che il veleno d’amore s’intrufoli nelle crepe del libro in cerca di un antidoto. Felicità, passione, ebbrezza – le parole che tanto affascinavano Emma – sono il breviario per l’unica cosa che conta davvero: un’erezione.
Claro, con una lingua tesa, compulsiva e acrobatica, ha scritto la nuova grammatica dell’io innamorato.

 

Claro

Christophe Claro (1962) è una delle più interessanti menti della scena culturale francese. Personaggio poliedrico (scrittore, editor e traduttore), ha iniziato fin da giovanissimo a firmarsi soltanto Claro, su suggerimento dell’attuale moglie che lo ha sempre chiamato così. Lui ha confessato che ci si è talmente abituato che quando lo chiamano Christophe ha sempre il dubbio che non si stiano rivolgendo a lui. La sua iniziazione alla traduzione rivela tutta la sua passione per la scrittura: le sue correzioni di bozze per le éditions du Seuil erano così precise e fitte di commenti che il direttore non poté fare a meno di metterlo alla prova. Nel 1989, armato di una lunga lista di libroni che avrebbe voluto tradurre (“prediligo i libri lunghi perché ti tengono compagnia per un anno e mezzo”), fa il giro delle case editrici proponendo i suoi scouting. E così traduce Vollmann, Pynchon, Rushdie, Barth, Marcus, Selby jr, Cooper. Nel 2003 vince il premio Maurice-Edgar Coindreau, guadagnandosi l’epiteto di “traduttore dell’impossibile”. Lavora quindici ore al giorno su più cose allo stesso tempo – quattro o cinque traduzioni e uno o due romanzi (in tutto ne ha scritti una decina) –, perché i progetti “si nutrono l’un l’altro”. È sposato e ha quattro figli.

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