Tutto si svolge tra due persone separate dal bancone di un bar. Una, quella in piedi, esegue con calma e concentrazione, rivolgendo preghiere laiche a una divinità senza nome. L’altra spera di aver scelto il momento giusto, si predispone, beve. Se entrambe saranno state all’altezza della propria parte del rito, la persona seduta avrà accesso ai segreti e ne offrirà a quella in piedi.
Stiamo parlando di Cocktail Martini, un mito assoluto che nella prima metà del Novecento è stato simbolo incontrastato di eleganza negli Stati Uniti e in Europa, e oggi raccoglie intorno a sé adepti come iniziati di un’antica religione, una minoranza silenziosa che resiste superbamente al declino alcolico che la circonda.
E qualcosa di unico deve pur esserci in questa mistura di gin e vermouth, se è stata amata da personaggi come Hemingway, Fitzgerald, Roosevelt, Krusciov, Buñuel, Fleming e Capote, il quale ne ha dato una delle più efficaci definizioni di sempre: pallottola d’argento. Forse la sua più importante e misteriosa peculiarità risiede proprio nella quantità di vermouth della miscela: talmente variabile da mettere in seria difficoltà chi voglia compilare un ricettario di cocktail e sia costretto a precisare una volta per tutte l’esatta composizione del Martini.
In questo libro, sei scrittori dalla forte identità stilistica, bevitori e amanti abituali del leggendario drink, tra i pochi degustatori colti ancora capaci di sfidare la decadenza della cultura della miscelazione, svelano il fascino letterario del Cocktail Martini, accompagnando ciascuno al proprio racconto la descrizione di una ricetta personale e favorita.
Con i racconti di Filippo Bologna, Gianfranco Calligarich, Carolina Cutolo, Sapo Matteucci, Massimo Morasso, Filippo Tuena.