• Michael Thomas

    Un uomo a pezzi

    pp. 496

    Traduzione di Letizia Sacchini

    Prima edizione novembre 2010

    Vincitore Impac Dublin Literary Award 2009

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    Un trentacinquenne nero di cui non sapremo il nome, ma che a un certo punto si farà chiamare Ismaele, coltiva l’ambizione di diventare uno scrittore di successo. La situazione è drammatica: deve trovare il modo di metter su i dodicimila dollari necessari per prendere una nuova casa in affitto e pagare la retta scolastica ai figli. La moglie, una Wasp appartenente alla Boston bene, gli ha dato un ultimatum che suona sinistro: “Inventati qualcosa”. Ha quattro giorni per trovare uno o più lavori, per dimostrare a sé stesso e agli altri che anche un nero può farcela. Saranno quattro giorni in cui si confronterà di nuovo con l’alcolismo – sconfitto – ereditato dal padre, con i ricordi e il peso di un’adolescenza difficile, e con le insidie del presente. Quattro giorni per vincere il disagio di vivere in un’America razzista che dopo quarant’anni non ha ancora metabolizzato l’urto del messaggio di Martin Luther King. Quattro giorni in bilico.
    E così Ismaele va a vivere lontano da tutto e da tutti. Si installa nella cameretta del figlio di un amico, a New York; vive da proletario problemi tipicamente borghesi, ed è costretto a rispondere alle pretese del suo ego nient’affatto rinunciatario. “Mi chiedo se non ho subito un danno irreparabile”, si domanda a un certo punto Ismaele, assimilando la sua vita a un “esperimento sociale”, così come era stato per il protagonista di Uomo invisibile di Ellison.
    Thomas, con un tormentato flusso di coscienza, racconta l’ipocrisia e lo scetticismo nei confronti dei neri, e dei vari gradi di nero, nella città considerata l’ombelico della multiculturalità ma anche l’incubatore delle tensioni sociali – un razzismo latente, inconscio, risultato di anni di soprusi e indifferenza o patinata solidarietà. Ne viene fuori “un lungo e melodioso monologo, un incantevole blues per l’infinita solitudine dell’anima”, come ha scritto Bookslut, che rende partecipe il lettore, lo trasforma, e lo inchioda a specchiarsi con occhi diversi. E come talvolta capita nelle favole, il sogno negato si è compiuto. Un uomo a pezzi ha dato al suo autore un ricco e meritato successo. Ma stavolta è solo questione di talento.

    Un uomo a pezzi ha vinto l’Impac Dublin Literary Award 2009, il premio letterario più ricco del mondo prevalendo sulle opere di Philip Roth, Doris Lessing, Junot Díaz e Joyce Carol Oates.

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  • Michael Thomas

    Michael Thomas è nato e cresciuto a Boston, ultimogenito di una famiglia poverissima, che ha dato fondo a tutte le sue risorse per l’educazione dei figli. Si è poi trasferito a Brooklyn dove vive tuttora, con la moglie Michaele, sua compagna fin dall’adolescenza, e i tre figli. Prima di diventare insegnante di scrittura creativa all’Hunter College, ha fatto i lavori più disparati: allenatore di calcio e baseball, fornaio, cameriere, muratore, fattorino, cantautore.