Giovanni Panella
Barche tradizionali dei mari italiani
Giovanni Panella
Barche tradizionali dei mari italiani
144 pagine
Prima edizione settembre 2024
In copertina: © Francesco e Roberta Rastrelli/Blue Passion 2021
ISBN: 9791255480785
Dal leudo ligure, al gozzo sorrentino, al trabaccolo dell’Adriatico.
Le barche e le storie di chi lavora con il mare.
€9,99 – €18,00
Un libro che ricostruisce le forme, ma anche le vicende e le storie, di lavoro e di fatica, delle imbarcazioni tradizionali italiane, quelle che navigavano contando solo sul vento e sulla forza delle braccia: niente motore, batterie, elettronica, internet. Ancora oggi questi scafi emanano il loro fascino in quasi tutti i porti italiani. Ripercorrere e ricostruire le storie di queste barche può contribuire a salvare gli esemplari rimasti, ma soprattutto ricostruisce e tramanda un pezzo importante di storia e cultura marinara del nostro Paese.
Raccontare le forme, i materiali, ma anche le storie e gli usi delle barche tradizionali dei nostri mari non è un esercizio inutile. Perché in questo caso, con l’esclusione di golette e cutter, non parliamo di grandi navi per le navigazioni oceaniche, ma di imbarcazioni per l’uso quotidiano, che servivano soprattutto ad esercitare un mestiere, a svolgere una funzione precisa, navigando sottocosta, e comunque nel Mediterraneo, ed esclusivamente a vela o a remi. Fatte di materiali semplici e massicci, da impugnare con forza o sfiorare con i polpastrelli: tela olona, tavole di quercia, corsi di fasciame, chiodi di ferro, argani, paranchi. Barche tradizionali dei mari italiani ne ricorda le caratteristiche principali, ma racconta anche le storie di chi, per anni ci ha navigato e faticato. E ci aiuta a conoscerle e magari a riconoscerle la prossima volta che ci troveremo a passeggiare sulla banchina di un porto qualsiasi della nostra penisola.
Dalle caratteristiche del leudo ligure ai navicelli toscani per trasportare il marmo dalle cave delle Apuane, dalla spagnoletta di Alghero per la pesca delle aragoste, alle coralline per il trasporto del corallo, ai battelli per il trasporto dei minerali estratti dalle miniere del Sulcis, e poi il pinco genovese (ma anche napoletano), le tartane, i trabaccoli, i bragozzi e le paranze dell’Adriatico, e poi i gozzi, ognuno un po’ diverso dall’altro, di tutte le coste italiane. Ricostruire la varietà di imbarcazioni dei nostri mare, significa anche un po’ ripercorrere, da un’altra prospettiva, la pluralità di storie che hanno dato vita al nostro Paese.