“Per scrivere questo libro ho ascoltato il Genius loci di una borgata di Palermo e tenuto conto della stratificazione delle storie legate a quel luogo, la magia di spazi ormai deturpati che portano i segni dello splendore e della maledizione di una comunità dominata dalla paura e da credenze irrazionali, una comunità in cui il cittadino è solo un fedele devoto al potere. E per potere intendo quello politico e religioso, quello mafioso ed economico, che spesso si alleano per formare un’oligarchia occulta, lo Stato nello Stato”. E’ il racconto dell’autore su come è nato il libro in un lavoro durato tre anni, “Ho ascoltato persone che hanno vissuto al tempo di cui parlo, che mi hanno fatto capire la portata della rivoluzione avvenuta negli ultimi sessant’anni. Storie bellissime di uomini e donne che vivevano secondo antichi ritmi dettati da riti e credenze popolari, come quella delle anime dei Decollati. Ho ascoltato, e a volte semplicemente trascritto”,
Ne viene fuori una Sicilia “oscura e fantastica, meschina e malata”, una Sicilia specchio e profezia della realtà. “Non volevo ritrarre la classica sicilianità fatta di fichidindia, coppole e scacciapensieri, ed è per questo che tali cliché li ho riportati all’essenza, svuotati; volevo soprattutto utilizzare il mio passato come una grande metafora per capire il mio presente”.
Una Palermo profonda, vera, questa di Schillaci. Una Palermo non aulica, non gattopardesca, ma popolare, dell’antico quartiere della Guadagna, del Buon Riposo, nel periodo cruciale delle elezioni dell’aprile del ’48. Personaggi straordinari e una scrittura non di maniera che esprime il modo d’essere e di pensare dei popolani palermitani.”.
Vincenzo Consolo