Leda ha dieci anni ed è una ragazzina solitaria come un gatto randagio. Sente di avere un destino preciso, quello di distruggere; di fare del male alle persone a cui tiene, e la cosa la fa soffrire. Così le rinfaccia il padre, l’aspirante sindaco Vincenzo Caruso, tornato dopo anni per imporle il peso di un nuovo cognome. Da allora, la madre Gemma non parla più. 

Smarrita, Leda trova i suoi punti di riferimento in Giosuè, il figlio del maresciallo, e Saverio, il bullo della scuola. Sullo sfondo di un’isola imprecisata – in un meridione allarmato dalle notizie dei continui sbarchi di migranti – i tre bambini fanno una scoperta sensazionale. Chi è la ragazza muta, senza vestiti né identità, rinvenuta in un acquitrino? Ribattezzata Marina, la sconosciuta è un mistero su cui si lanciano con poca consapevolezza. E per venirne a capo seguono gli indizi ora nel folto di una pineta abitata dalle prostitute, e ora in biblioteca, ultimo baluardo della cultura sull’isola, e ora al faro, occupato abusivamente dallo strano del paese. Fragile, Marina va protetta, e per farlo, mentre le ricerche dei tre proseguono, Leda la porta in casa sua. 

Un romanzo che, pur colpendo con grande forza e durezza, suona le corde della favola e che, prendendo le mosse da un immaginario neorealista, per i suoi ambienti e le lotte interne ai protagonisti, diventa storia di formazione raccontata in un modo nuovo, fresco, originale.