Fabrizia Ramondino
L’isola riflessa
Fabrizia Ramondino
L’isola riflessa
160 pagine
prima edizione maggio 2025
Prefazione di Loredana Lipperini
ISBN: 9791255481027
Una grande scrittrice, un’isola piena di storie: Fabrizia Ramondino a Ventotene.
“Quasi che insieme a me allora fosse nata una gemella, fatta di ombra, di cui nessuno si era accorto, ma di cui ho sempre percepito la presenza, pur senza riconoscerla. Sicché, mentre finora mi era parso che il mio angelo custode dovesse darsi sempre un gran da fare, perché non una, ma due persone gli erano state affidate, ora sento che finalmente si riposa, perché solo gli è rimasta quella gemella così a lungo relegata nell’ombra. Mentre l’altra, quanto aveva da compiere ha compiuto”.
€8,99 – €17,00
Alla fine degli anni Novanta, Fabrizia Ramondino trascorre a Ventotene due stagioni, nel tentativo di uscire dall’alcolismo e dalla depressione: l’isola si farà specchio e riflesso non solo della sua vita ma del cambiamento sociale che è in corso alla fine di quegli anni. Osserva, molto: le case, i bar, ma anche il finocchio marino, la ginestra, l’elicriso, o la palma nana. Incontra donne misteriose vestite di tuniche bianche. Rievoca: le sue parole accolgono le storie di cui l’isola è popolata, dagli anni del carcere borbonico a quelli del confino degli intellettuali antifascisti come Pertini e alla stesura del primo Manifesto federalista europeo di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, e più volte i loro fantasmi si sovrappongono all’osservazione del presente, e dietro le immagini dei bagnanti appaiono Eugenio Colorni che dà lezioni di analisi matematica a Ernesto Rossi, incidendo con un bastone teoremi e formule sulla terra battuta, o Umberto Terracini che cammina discutendo con Camilla Ravera.
Ma nello specchio di Ventotene appare anche l’anima di Fabrizia Ramondino e il libro si fa memoir di una donna eccezionale capace di fermarsi e di interpretare un luogo fisico in dialogo con la propria vita. E il racconto del sé coincide col racconto di quel che è fuori di sé, e in quel fuori sta sbiadendo l’Utopia, che proprio a Ventotene aveva preso forma. Sarà Goffredo Fofi a dirlo: “nel suo libro più doloroso e più luminoso, nel suo libro più bello, Fabrizia Ramondino piange la fine di un mondo, e si mette in gioco per parlare di noi, delle gioie o delle sofferenze di ieri e delle dimenticanze di oggi.”