Roberto Fagiolo
La piovra nera
Roberto Fagiolo
La piovra nera
288 pagine
Prima edizione maggio 2022
In copertina: © Max Kleinen/Unsplash
ISBN: 9788865949061
Cos’hanno in comune il caso del giornalista Mauro De Mauro, scomparso nel 1969 a Palermo senza lasciare traccia, il tentato golpe Borghese dell’8 dicembre 1970 e il delitto del giovane cronista ragusano Giovanni Spampinato? E perché il rapporto del commissario Giuseppe Peri, che analizzava una serie di sequestri, delitti e attentati commessi in Sicilia e nel resto d’Italia intorno alla metà degli anni 70, si smarrisce in un archivio per oltre 10 anni prima di riemergere grazie a Maria Eleonora Fais e al giudice Paolo Borsellino?
In questo libro il racconto di oltre due decenni in cui scorrono intrecci, accordi e vere e proprie alleanze operative tra Cosa Nostra e l’eversione neofascista.
€8,99 – €17,10
Nel 1990, Giovanni Falcone, parlando dell’omicidio di Piersanti Mattarella davanti alla Commissione Antimafia, non esclude la possibilità che Cosa Nostra si sia servita di killer esterni per uccidere il Presidente della Regione. Neofascisti, con ogni probabilità. Non si tratterebbe del resto di un fatto eccezionale. Alleanze strategiche e scambi di favori, tessono una fitta trama di relazioni tra mafia ed eversione nera. Intrecci e complicità che percorrono gli anni della strategia della tensione, con uno snodo cruciale: il tentato golpe Borghese del 1970, sostenuto da Cosa Nostra. Ad indagare sui collegamenti tra mafia e neofascismo si dedica tra gli altri l’ex vice questore di Trapani, Giuseppe Peri, con un rapporto investigativo del 1976 che offre spunti di grande interesse. Ma tracce più o meno evidenti del rapporto tra Cosa Nostra ed eversione neofascista, affiorano anche in altre drammatiche circostanze: dalla morte del giornalista Giovanni Spampinato alla strage di Natale del 1984. E non mancano di emergere anche nel contesto della fase stragista di Cosa Nostra del 1992, attraverso due importanti esponenti dell’estremismo nero: Paolo Bellini, condannato all’ergastolo per la strage di Bologna, e Pietro Rampulla, soprannominato l’artificiere, indicato come uno degli esecutori della strage di Capaci.