Seguendo il filo di una memoria insonne e frammentaria, Francesco Permunian raccoglie in questo suo nuovo libro cose, persone e fatti – reali e immaginari – che da tempo fanno parte del suo circo mentale e visionario, di quel grottesco e feroce ritrarre le vanità della provincia italiana e le beghe delle conventicole letterarie che Permunian pratica dai tempi di Cronaca di un servo felice e che lo colloca tra i grandi autori maledetti e appartati degli ultimi decenni.
Ne risulta uno stralunato e violento romanzo-pamphlet intessuto di storie deliranti e paradossali che s’intrecciano al ritmo di una sarabanda: bellissime fanciulle che si accoppiano con il diavolo, madri che piangono nella tomba il destino delle loro figlie, padri bigotti e incestuosi, salme in doppiopetto e baffetti neri, cessi alla turca istoriati da nobili penne, zingareschi banchetti funebri, cene trimalcioniche e suicidi ferroviari. Il tutto raccontato con una lingua spiccia e impassibile, da anatomopatologo dello stile, degna di quell’autentico cannibale letterario qual è considerato l’autore di questo libro impietoso e controcorrente.
Come scrive Daniele Giglioli in appendice, “Permunian compie un percorso analogo ma inverso a quello del suo grande antecedente Manganelli: le porte sono spalancate, i demoni percorrono la terra, e tutto lo sforzo consiste nel cercare di rispedirli al loro regno, resistendo alle loro lusinghe”.
Marco Cantoni –
Il gabinetto del dottor Kafka non è soltanto i titolo di questo libro firmato da Francesco Permunian, una delle voci più eccentriche e particolari del panorama letterario italiano. Si tratta infatti del bagno pubblico della stazione di Desenzano del Garda (paese a cui sono particolarmente affezionato essendo nato nell’Ospedale dello stesso), stazione per la quale è transitato negli anni anche Franz Kafka, che come testimoniato dai suoi diari pare abbia espletato i propri bisogni corporali proprio in quel gabinetto. Un luogo che diventa decisivo all’interno di queste pagine fino a trasformarsi nell’estremo rifugio per il Pemrunian personaggio. Intorno a questo dettaglio orbitano una serie di riflessioni narrative dello scrittore che dipinge un quadro variegato in cui mischia parti della sua biografia con invenzioni di pura fiction. Un gioco narrativo sofisticato che l’autore utilizza per mettere alla berlina tutto e tutti, soprattutto il mondo editoriale. La critica è spietata e non risparmia nessuno, andando a colpire sopratutto le grandi case editrici che vorrebbero da lui dei prodotti editoriali sterili e che sfornano involucri di carta senza nessun valore letterario, a detta sua.
Ma oltre a questo, Il gabinetto del dottor Kafka è anche un manifesto di quella che può essere un’alternativa. Nasce certamente come collage di pezzi staccati, scene scollegate che hanno colpito particolarmente Permunian, che l’autore riesce però ad organizzare in modo organico.
È il lavoro di un outsider che gode nell’esserlo. Che sfrutta magnificamente la nicchia in cui è relegato per dare il suo apporto al grande affresco della letteratura contemporanea.